Bellezza, lavoro, socialità e saperi: i mondi possibili del riuso
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Il riuso è una pratica attorno a cui si possono costruire opportunità di lavoro, socialità e saperi.
In una frase è questo che è emerso nei tre workshop tenuti a Second Life tra novembre e dicembre.
Nei primi due (24 e 25 novembre) Stefano Mucciarella ha fatto ordine tra concetti, norme e pratiche possibili (trovate le slide nel progetto Second Life Lab). Una delle opportunità pià interessanti è l'integrazione tra il riuso semplice dei beni (come avviene oggi in centri quali Second Life e Remida) e la preparazione al riutilizzo, quest’ultimo è un concetto che racchiude tutti gli interventi che permettono di recuperare e re-immettere sul mercato beni e materiali che non sono immediatamente utilizzabili, generando lavoro e riducendo il volume dei rifiuti. Per farlo servono spazi, competenze e soggetti adeguati, oltre a valutazioni sul mercato e sulle normative, due dimensioni che in questi mesi sono in grande evoluzione, specialmente in Emilia- Romagna dove da pochi mesi è stata approvata la legge regionale (16/2015) che prevede l’introduzione di linee guida per i centri di raccolta (CDR) in sinergia ai centri per il riuso.
Nelle settimane precedenti snark ha intervistato diverse persone impegnate nell'economia circolare, da chi pratica il riuso, a chi progetta e trasforma beni e materiali. In questo modo è stato possibile individuare i principali scenari in cui potrebbe evolvere Second Life (interessanti per tutta la potenziale filiera dell'economia circolare in città): spazio per la formazione e l'aggregazione, luogo di progettazione e riparazione, centro integrato di raccolta e preparazione al riutilizzo e uno dei centri di una rete di strutture diffuse sul territorio.
Nel workshop del 10 dicembre gli scenari sono stati discussi da una quindicina di persone, per valutarne la tenuta rispetto a bisogni e contesto, e per individuare sinergie e vincoli.
Le principali aree di interesse (bisogni) dei soggetti attivi nel settore riguardano l’aspetto creativo e di rigenerazione, la riduzione dei rifiuti e la creazione di lavoro e di impresa. Gli scenari più forti sono sicuramente quelli dello spazio di formazione e aggregazione, del luogo in cui praticare riparazione e prototipazione, e quello del centro integrato di raccolta e preparazione al riutilizzo.
In molti hanno sottolineato che, in tutte le forme che lo spazio potrebbe prendere, sarà fondamentale curarne la bellezza e altri aspetti d'uso ed esperienza, affinchè renda possibile il confronto e la creatività.
Il valore dei beni recuperati e rigenerati per molti si deve poter esprimere in termini di valore generato e di opportunità di lavoro, per cui servono valutazioni approfondite sulla domanda specifica e sulle competenze e sulle tecnologie necessarie. Gli approcci alla gestione del valore riflettono la diversità dei punti di vista, associazioni da una parte e imprese (per lo più sociali) dall'altra: per alcuni deve essere possibile entrare in questa filiera e mantenerla impiegando modelli non monetari di scambio, per gli altri è cruciale che recupero e trasformazioni generino profitto.
La dualità di bisogni e di approcci si ripercuote su più dimensioni, ma emerge anche una possibilità di sintesi tra gli scenari emersi.
I due scenari (formazione/aggregazione e centro integrato) possono essere rinforzati da interventi che diano visibilità alla rete di soggetti che recuperano, rigenerano, progettano e ridistribuiscono, una rete del riuso, di fatto già presente nell’area metropolitana, che è stato uno degli altri scenari approfonditi dai partecipanti.
In primavera si terrà un incontro pubblico per fare un bilancio del percorso, dare un inquadramento rispetto alle evoluzioni del settore e presentare questi scenari, che saranno approfonditi ancora con interviste ad altri soggetti del settore dell'economia circolare, e una prima mappatura della rete cittadina.